Domenica mattina, dopo la messa nella comunità di S. Teodosio, ultima zona del territorio della nostra parrocchia, a circa 15 km dalla nostra casa, devo recarmi in un'altra comunità, S. Francesco, per le confessioni. Per la mancanza di auto, decido di andare con la chapa, il tradizionale e comune mezzo di trasporto che la gente usa. Cos’è una chapa? Difficile da descrivere… La si può definire un pulmino per passeggeri, un carro per persone; per me… è un miracolo ambulante! Si tratta, infatti, di minibus abbastanza vecchi che stanno in piedi non si sa per quale legge fisica. Un mucchio di ferro in cui l’arte di arrangiare si fonde con la fantasia scapigliatissima dei meccanici per permettere a questi ruderi usati e strausati di essere ancora un “mezzo di trasporto pubblico”. Entrando nella mia chapa, con la lamiera del fondo bucherellata, vari pezzi del cruscotto mancanti, tetto rabberciato, sedili vecchi e sporchi a causa della polvere delle piste mozambicane, ho gettato
Grazie, in lingua bantu dell'Africa. Grazie a Dio; grazie ai fratelli. Solo grazie!