Khanimambo è la parola ronga (una delle lingue più parlate nel sud del Mozambico) per dire "grazie" ed esprime bene il sentimento che nutro dentro di me dinanzi alla nuova "avventura" che Dio mi chiama a vivere con questo popolo.
Mi trovo in
Mozambico da tre mesi e
sento di essere già parte di questa realtà. E' proprio vero che il missionario
ha per casa il mondo e che è chiamato ad essere fratello di ogni uomo.
Domenica ho celebrato la messa nella cappella di S. Agostino, una delle sette comunità che formano la nostra parrocchia SS. Trinità.
Domenica ho celebrato la messa nella cappella di S. Agostino, una delle sette comunità che formano la nostra parrocchia SS. Trinità.
S. Agostino è
una cattedrale stile "natura", un nuovo stile artistico che ha per
scultore, architetto e pittore... lo stesso Signore!
Il pavimento è
di pura e finissima sabbia, il tetto un bellissimo cielo, terso e trasparente quando c'è il sole, o
un soffice materasso di nuvole che assumono sfumature cromatiche differenti, a
seconda che siano cariche di pioggia o meno.

Le colonne sono i tronchi delle grandi piante e le volte della navata... i rami degli alberi carichi di verdissime foglie.
Le colonne sono i tronchi delle grandi piante e le volte della navata... i rami degli alberi carichi di verdissime foglie.
L'aria
condizionata è più o meno fresca, a seconda della direzione da cui spira il vento!
Il catino
absidale è una tettoria in lamiera sotto cui avviene la celebrazione
eucaristica.
Tutto è semplice, povero, umile come a Betlemme eppure lì
"accade" tutto il mistero della Chiesa; lì Gesù si fa Parola che
salva e Corpo donato.
Oltre alle sedie in plastica, sulla nuda terra sabbiosa c'è una distesa di stuoie su
cui la gente sta seduta in ascolto del "Buon Pastore". E' facile
prendere "l'odore delle pecore" e realizzare l'augurio di Papa
Francesco per noi pastori!!!
Ho dovuto fare
un corso accelerato di ronga per salutare almeno con due parole: zichili
vamakweru, "buon giorno fratelli", che ha fatto 'centro'.
E' vero che
ogni persona è felice di sentir parlare la propria lingua natale che richiama
storie ancestrali e vissuti ancorati nel profondo.
Il cervello è
al massimo di apprendistato: tante parole di portoghese da incamerare, tanti
nomi di persone da memorizzare, luoghi, strade, informazioni di vita quotidiana...: la sfida da
affrontare è bella, entusiasmante e impegnativa, come tutte le "cose" di Dio!
Ciao. p. Antonio
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