Il pozzo di Giacobbe
è il luogo ove Gesù, bruciato di amore per l’umanità, siede per ri-conquistare
una creatura all’amore di Dio.
Chiamiamola
semplicemente Samaritana… una donna “leggera”, che esce a mezzogiorno per
evitare gli sguardi inopportuni di chi vede in lei un ammasso di peccato e una
situazione di vita irreversibilmente perduta.
Cinque mariti e
quello attuale non è il suo. Una “poca di buono”, per la Legge del popolo
credente, e uno strumento di piacere per la legge dei gaudenti!
Ma per Gesù, è un
tesoro perduto che Dio è venuto a cercare, una pecorella smarrita che neppure
conosce il suo Pastore e vaga in cerca di surrogati di amore che non riescono a
riempire il “pozzo” della sua anima e del suo cuore.
Che mirabile
strategia quella di Gesù. Non la guarda dall’alto in basso, cosa che l’umilierebbe
e la farebbe sfuggire al suo sguardo, ma la guarda dal basso in alto;
…si fa misero
dinanzi a colei che tutti usano;
…si umilia
davanti a colei che tutti disprezzano;
…si abbassa agli
occhi di chi non si sente che una “cosa” e dice: “ho sete”!
Samaritana, ho
sete del tuo amore ferito e storpiato!
Samaritana, ho
sete della tua bellezza originaria, uscita “vergine” dalle mani di Dio;
Samaritana, ho sete
della tua salvezza;
Samaritana, ho sete
di vederti felice, finalmente amata dall’Amore.
E Samaritana
accetta, lascia la brocca della sua vita ordinaria per riempire il suo cuore
con la presenza dell’acqua che disseta per la vita eterna e che sgorga dal costato
trafitto di Gesù.
…E se al posto di
Samaritana metto il mio nome e tu metti il tuo? Sarà che la Storia si può
ripetere anche per noi? E il Vangelo continuare ad essere vero per noi, oggi?!
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