Il brano di San Matteo (14,13-21) - propostoci per la diciottesima domenica del tempo ordinario - è davvero "straordinario"... come ogni pagina del Vangelo!
Si tratta della com-passione di Gesù per gli uomini del suo tempo, segno dell'amore folle di Dio per gli uomini di ogni tempo e quindi per noi tutti.
Gesù è afflitto per la morte di Giovanni Battista, cugino e profeta antecessore del Messia.
Il dolore che sempre tenta di stringere il cuore dell'uomo nella morsa dell'autocommiserazione e del ripiegamento, non riesce a vincere il cuore misericordioso di Gesù che rimane com-passivo.
Gesù vede la folla che lo ha seguito a piedi e si commuove, ne sente la passione dolorosa, ne vive interiormente il dramma della fame di Dio e di pane.
Si intenerisce e comincia a guarire gli ammalati e quando giunge il momento del congedo, dinanzi alla "avveduta" preoccupazione degli apostoli di rimandare a casa la folla (dicasi folla di 5000 uomini senza contare donne e bambini!!!) , ecco il colpo di scena che ribalta tutta la nostra 'logicissima logica' umana e il nostro buon senso: date loro "voi stessi" da mangiare o "voi stessi" date loro da mangiare.
Comunque si traduce questa frase, nella nostra lingua italiana si presta ad un benefico doppio senso. Quel "voi stessi", rigoroso soggetto nel testo originario greco, può intendersi, in italiano, come un complemento oggetto... quasi che Gesù stia chiedendo agli apostoli e a ciascuno di noi che dinanzi alla folla affamata di pane e di Dio, non devo cercare altrove la soluzione se non in me stesso; siamo chiamati come cristiani ad essere "s-famatori" di popolo, dandoci in cibo, disposti a 'farci mangiare'.
Farsi mangiare è dare la mia vita perché l'amore di Dio giunga gli uomini: un sorriso, una stretta di mano, una parola buona, un gesto di amore, un atto di carità, un perdono, un sacrificio... tutto sfama la folla in cerca di Dio e di umanità.
Se mi do da mangiare accade il miracolo della moltiplicazione del "fattore" umanitario; quel cibo che sembra mancare sulla nostra terra, avanza!
Perché?
- Perché solo l'amore che si offre in sacrificio ha il potere di far bastare "quel poco" che abbiamo nelle nostre vite per sfamare la folla.
- Perché la moltiplicazione del cibo solo può avvenire quando lo si divide e qui la matematica salta: dividere per moltiplicare!
- Perché dando si riceve...
- Perché quando l'uomo offre la propria vita per gli altri, Dio si commuove e la sua com-passione rivoluziona la storia umana.
Il poco basta per tutti, laddove il molto bastava solo per pochi.
Il poco basta per tutti, laddove il molto bastava solo per pochi.
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