
In questa seconda domenica della quaresima mi trovo davanti al mio Isacco e al mio Dio che mi chiede qual è la mia priorità: Dio o i suoi doni, il Donatore o i suoi "regali".
Isacco è il dono di Dio per il vecchio Abramo, il figlio della promessa, l'atteso, il desiderato, il promesso... la vita stessa di Abramo.
Eppure davanti alla richiesta, assurda secondo la logica umana, di offrirlo in olocausto, il vecchio Abramo non fiata neppure.
Si mette in cammino. Duro cammino della vita che mi riserva spesso di sacrificare ciò che più mi sta a cuore e che mi sembra logico, corretto, normale, buono, vantaggioso!
Su quel monte tutti dobbiamo salire e spesso, perché sono tante e varie le volte in cui la vita, Dio, il destino, le situazioni... ci chiedono di offrire qualcosa che proprio ci costa!
Quanto è duro quel silenzio davanti alla assurda proposta di offrire il mio Isacco, perché è mio e non tuo!
Quanta ripida è la salita al monte Moria, sembra infinita e affannosa, perché è il luogo della separazione violenta e senza logica dal mio Isacco.
Quanto rumoroso quel silenzio tra padre e figlio, tra Abramo e Isacco, tra me e il mio Isacco, mentre di appresso a dovervi rinunziare.
Ma Dio provvede. Unica certezza della nostra vita è questo Dio che provvede perché prevede. Lui di sangue non ne vuole sapere. Dio il FIGLIO lo ha già dato per me, per te, per tutti noi.
Allora, finalmente posso ridiscendere dal monte con Isacco, ma ora non è più mio... è di Dio e me lo ha regalato di nuovo, anzi me lo riaffida, perché il dono è SUO e resta SUO.
Grazie Signore della tua Promessa sempre compiuta.
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