Pochi giorni fa, durante la lezione della "Scuola di vita" nel Carcere Centrale di Maputo, Francisco alza la mano per fare una domanda che non ha niente a che fare con il tema della lezione. "Padre vorrei sapere cosa significa perdonare".
Al che gli ho risposto che il tema del perdono è così importante che preferisco trattarlo a parte e dedicare un tempo congruo a tale argomento. Francisco ringrazia e si siede.
Due giorni dopo, mentre sto svolgendo un'altra lezione di formazione, Francisco mi si avvicina e mi sussurra che sta andando a casa perché gli è arrivata la comunicazione di fine pena e viene rimesso in libertà.
Chiedo ai giovani che stanno assistendo alla lezione di intonare un canto, salutiamo Francisco e poi mi apparto un momento con lui per sapere qualcosa in più circa il suo reinserimento: "dove andrai? cosa farai? chi ti accoglie in casa?...
Francisco mi risponde brevemente e poi mi domanda: "Padre, ti ho chiesto l'altro giorno cosa vuol dire perdonare... mi piacerebbe capire meglio il perdono".
La curiosità ha la meglio sulla mia risposta e gli chiedo perché tale interesse per il perdono.
Francisco mi dipinge in poche battute il dramma vissuto.
Un suo vicino di casa lo ha accusato di aver rubato un televisore plasma e per fargli "confessare" la verità chiama rinforzi e cominciano a torturare il povero giovane. Addirittura la corda con cui lo hanno legato gli taglia la carne di un braccio ed entra nel muscolo.
Dopo averlo picchiato a sangue, il vicino di casa si rende conto che non è stato Francisco a rubare perché, nonostante le torture, non ha confessato dove si trovasse il plasma.
Francisco viene portato all'ospedale e poi al commissariato di polizia. I poliziotti, superficialmente, anziché appurare l'accaduto, lo sbattono in cella e il giovane ha ricevuto 8 mesi di galera innocentemente.
"Vorrei perdonare il mio vicino, padre, come faccio? Che significa perdonare?".
Commosso, ho provato a spiegare a Francisco che quel "desiderio di perdonare" tanta ingiusta sofferenza subita per Dio è già perdono.
"Forse, Francisco, mi stai chiedendo come dimenticare...
Ma dimenticare non lo potrai mai fare, perché la ferita
dell'ingiustizia e del dolore sofferto ti accompagnerà a lungo...forse fino alla morte".
Gli ho spiegato che la ferita dell'anima e del corpo che sente ardere dentro di sé è come quella di Gesù Risorto che conserva le sue ferite come segno di un "amore più grande...".
L'ho abbracciato e l'ho benedetto in nome di Dio. Lui mi ha ringraziato con un sorriso radiante e soddisfatto.
Grazie, Francisco, per questa testimonianza di un "amore più grande", un amore misericordioso.
Al che gli ho risposto che il tema del perdono è così importante che preferisco trattarlo a parte e dedicare un tempo congruo a tale argomento. Francisco ringrazia e si siede.
Due giorni dopo, mentre sto svolgendo un'altra lezione di formazione, Francisco mi si avvicina e mi sussurra che sta andando a casa perché gli è arrivata la comunicazione di fine pena e viene rimesso in libertà.
Chiedo ai giovani che stanno assistendo alla lezione di intonare un canto, salutiamo Francisco e poi mi apparto un momento con lui per sapere qualcosa in più circa il suo reinserimento: "dove andrai? cosa farai? chi ti accoglie in casa?...
Francisco mi risponde brevemente e poi mi domanda: "Padre, ti ho chiesto l'altro giorno cosa vuol dire perdonare... mi piacerebbe capire meglio il perdono".
La curiosità ha la meglio sulla mia risposta e gli chiedo perché tale interesse per il perdono.
Francisco mi dipinge in poche battute il dramma vissuto.
Un suo vicino di casa lo ha accusato di aver rubato un televisore plasma e per fargli "confessare" la verità chiama rinforzi e cominciano a torturare il povero giovane. Addirittura la corda con cui lo hanno legato gli taglia la carne di un braccio ed entra nel muscolo.
Dopo averlo picchiato a sangue, il vicino di casa si rende conto che non è stato Francisco a rubare perché, nonostante le torture, non ha confessato dove si trovasse il plasma.
Francisco viene portato all'ospedale e poi al commissariato di polizia. I poliziotti, superficialmente, anziché appurare l'accaduto, lo sbattono in cella e il giovane ha ricevuto 8 mesi di galera innocentemente.
"Vorrei perdonare il mio vicino, padre, come faccio? Che significa perdonare?".
Commosso, ho provato a spiegare a Francisco che quel "desiderio di perdonare" tanta ingiusta sofferenza subita per Dio è già perdono.
"Forse, Francisco, mi stai chiedendo come dimenticare...
Ma dimenticare non lo potrai mai fare, perché la ferita
dell'ingiustizia e del dolore sofferto ti accompagnerà a lungo...forse fino alla morte".
Gli ho spiegato che la ferita dell'anima e del corpo che sente ardere dentro di sé è come quella di Gesù Risorto che conserva le sue ferite come segno di un "amore più grande...".
L'ho abbracciato e l'ho benedetto in nome di Dio. Lui mi ha ringraziato con un sorriso radiante e soddisfatto.
Grazie, Francisco, per questa testimonianza di un "amore più grande", un amore misericordioso.
Grazie Padre Antonio e grazie a Francisco per la lezione di vita
RispondiEliminaGrazie zio è vero per l'essere umano é difficile quasi impossibile perdonare certe cose quanto poi così crudeli.... Ma Gesù guarda l'anima di ognuno di noi e per nostro signore il fatto che Francisco abbia provato o almeno cercato di perdonare per Gesù è un'atto davvero enorme. Che sia esempio per tutte le nostre vite
RispondiEliminaGrazie zio è vero per l'essere umano é difficile quasi impossibile perdonare certe cose quanto poi così crudeli.... Ma Gesù guarda l'anima di ognuno di noi e per nostro signore il fatto che Francisco abbia provato o almeno cercato di perdonare per Gesù è un'atto davvero enorme. Che sia esempio per tutte le nostre vite
RispondiEliminaGrazie Antonio, questa storia mi fa ridimensionare enormemente quelle che io chiamo ingiustizia nella mia vita, che mi fanno avere del rancore e mi rendono incapace di perdonare veramente. Francisco mi aiuta a capire e riscoprire la gioia che c'e dietro un vero perdono.
RispondiElimina